Il più Intimo

La  Tua Gastroenterologa

Dott.ssa Antonella Atzei

PRENOTA ONLINE H24

VISITA 90€

Il Più Intimo

Dott.ssa Antonella Atzei

Specialista in Gastroenterologia.

 

 

Curriculum e bio

Laureata con lode, specializzata in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva con 50/50 e lode con la tesi “Dispepsia e Helicobacyer Pylori: effetti dell’ eradicazione dell’infezione sui sintomi”; Dirigente Medico di primo livello presso l’UOC di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva dell’Osp. SS. Trinità sino al gennaio 2021, dove si occupava prevalentemente di Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali e di Celiachia; si occupa delle patologie di pertinenza gastroenterologica.

Tariffe

Visita Specialistica
90 euro

Visita di controllo

70 euro

}

Orari

Giovedì

dalle 16.15 alle 19.30

MALATTIA DA REFLUSSO GASTRO-ESOFAGEO (MRGE)
Il reflusso gastroesofageo, o reflusso gastrico, è il fenomeno di risalita in esofago del contenuto dello stomaco; contenuto che possiede una tipica natura acida, ma che può essere anche di natura basica (reflusso biliare) oppure non acida, ne basica.
Il fenomeno del reflusso gastroesofageo interessa sporadicamente tantissime persone, spesso a loro insaputa e senza un’origine patologica.
Il reflusso gastroesofageo diventa una malattia nel momento in cui abbandona i panni di fenomeno sporadico e assume i contorni di un disturbo cronico, il cui ripetersi comporta la comparsa di sintomi e segni, talvolta anche molto fastidiosi.
Bruciore retrosternale (pirosi), rigurgito e percezione della risalita di materiale acido lungo l’esofago: sono questi i sintomi tipici della malattia da reflusso gastroesofageo.

 

RISCHI
In alcuni pazienti la malattia da reflusso si associa, nella fase acuta, ad una contrazione esofagea. Tale contrazione involontaria può causare un dolore retrosternale simile a quello dell’angina pectoris.
Esiste inoltre una sintomatologia particolare che, seppur ricollegabile alla malattia da reflusso è atipica. Si tratta dei cosiddetti sintomi con localizzazione extraesofagea che possono colpire gola e apparato respiratorio. Spesso infatti i pazienti con sintomi tipici del reflusso gastroesofageo soffrono anche di altri disturbi come raucedine, disfonia, asma, tosse cronica, laringiti o faringiti. In questi casi il reflusso acido riesce a risalire verso l’alto fino a raggiungere la gola dove viene nebulizzato dall’aria respirata provocando problemi specifici come tosse e asma.

In alcuni casi la malattia da reflusso si associa a lesioni della mucosa esofagea (esofagite). Una irritazione cronica delle pareti dell’esofago da parte dei succhi gastrici può infatti causarne dapprima l’infiammazione e poi il logoramento. Queste lesioni vengono classificate in cinque livelli di gravità. Al primo stadio troviamo piccole erosioni isolate che, salendo di livello, interessano sempre più severamente l’esofago fino a provocare lesioni più profonde (ulcere).

 

ANDARE DALLA GASTROENTEROLOGA
La cura della malattia da reflusso si basa sulla correzione dello stile di vita e sulla terapia famacologica. Esistono in particolare tre diverse classi di farmaci, utili per combattere le tre principali cause di reflusso gastroesofageo:

– i cosiddetti PPI (inibitori della pompa protonica) e gli antagonisti dei recettori H2. Nonostante il nome molto complesso il meccanismo di azione di questi farmaci è molto semplice: riducendo l’acidità delle secrezioni gastriche impediscono che in caso di reflusso il contenuto dello stomaco vada a corrodere la muscosa esofagea.

– i protettori della mucosa esofagea, come dice il nome stesso, proteggono la parete dell’esofago dall’attacco degli acidi.

– i farmaci procinetici, per esempio, accelerano il tempo di svuotamento dello stomaco evitando che la rallentata evacuazione favorisca l’insorgenza del disturbo.

Tutti questi farmaci sono in genere capaci di regalare benessere e totale asintomaticità ai pazienti che soffrono di malattia da reflusso (circa il 95% dei casi).

TORNA SU ▲

DISPEPSIA FUNZIONALE
Il termine dispepsia è di origine greca (dys-pepto) e significa “difficile digestione”. Si tratta di una sindrome caratterizzata da sintomi sgradevoli, relativi al tratto digestivo superiore e riconducibili all’assunzione di cibo, bevande o entrambi.
Esistono varie forme di dispepsia, che possono essere differenziate in base ai sintomi predominanti e alla causa scatenante. Il quadro sintomatologico può essere variabile, ma si caratterizza sempre per una sensazione di difficoltà digestiva. Le cause sono da ricercare in:
– alterato adattamento gastrico all’assunzione di cibo
– ritardato svuotamento gastrico
– ipersensibilità viscerale
– alterazione del controllo nervoso motorio

Dispepsia funzionale: riconoscibile per l’assenza di problemi organici (digerenti o sistemici). La causa potrebbe essere una disfunzione motoria causata dalla perdita di neuroni nitrergici nella parete dello stomaco (sensoriali e motori).

 

RISCHI
Più in generale, la dispepsia può essere causata anche da:
– helicobacter pylori (batterio gram negativo che si annida nel muco gastrico);
– ulcera gastrica (allo stomaco);
– gastriti;
– uso di medicinali;
– obesità.

Ignorare la sintomatologia è il rischio maggiore: poiché la dispepsia può essere provocata da patologie anche gravi, ignorare i sintomi può condurre a un peggioramento della salute.

 

ANDARE DALLA GASTROENTEROLOGA
Ci sono diversi farmaci che possono essere utilizzati nel trattamento della dispepsia funzionale, è sempre però utile determinare bene il quadro sintomatologico per scegliere la terapia più mirata ed escludere patologie “organiche sottostanti”.
Per prima cosa il medico di solito prescrive il test per l’individuazione dell’Helicobapter Pylori, se il test è positivo per l’Helicobacter il primo intervento utile è eradicarlo con la terapia antibiotica prevista. Una volta raggiunto questo risultato, in molti casi i sintomi migliorano, ma non sempre in modo sostanziale o non spariscono completamente.

Per attenuare i disturbi da cattiva digestione residui, si possono seguire due strade, a seconda che il problema prevalente sia legato all’alterata secrezione acida o a una ridotta motilità del tubo digerente. Nel primo caso, si può provare con antisecretori gastrici , ce ne sono di più tipi dagli H2 inibitori agli inibitori della pompa protonica.

Se il problema è più legato alla pesantezza e al gonfiore addominale allora sarà più indicato intervenire con farmaci procinetici quali aumentano la frequenza di movimento dell’apparato digerente facilitando lo svuotamento dello stomaco.

TORNA SU ▲

CELIACHIA
La malattia celiaca, detta anche sprue celiaca o enteropatia da glutine, è un’affezione che interessa come organo principale l’intestino, ma che ha molte importanti conseguenze anche a distanza, e che dipende da un’alterazione della risposta immunitaria da parte dei linfociti T di persone geneticamente predisposte contro le proteine del glutine, che è una sostanza normalmente ingerita con la dieta, contenuta nei principali cereali quali frumento, orzo e segale.
La malattia celiaca insorge abbastanza spesso nell’infanzia, ma in realtà si può presentare a qualsiasi età, tanto che sono in aumento i casi diagnosticati dopo i 60 anni. La gravità di sintomi dipende dall’estensione della malattia lungo l’intestino, in quanto le forme meno estese, che solitamente interessano solo la prima porzione del tenue, possono provocare problemi sfumati che non sono immediatamente riconducibili alla sindrome da malassorbimento della malattia celiaca.

 

RISCHI
Questa patologia può condurre ad importanti complicanze, come linfomi intestinali e tumori dell’intestino tenue che rientrano nello specchio della cosidetta celicachia refrattaria.

Le malattie associate più frequenti possono essere il diabete di tipo 1, la sindrome di down, tiroiditi auto-immuni e numerose e svariate malattie di tipo autoimmune, come artrite reumatoide, epatiti autoimmuni e sindrome di sjogren.

 

ANDARE DALLA GASTROENTEROLOGA
Una corretta diagnosi di malattia celiaca richiede l’esecuzione di analisi del sangue, attraverso la ricerca di anticorpi anti-trasglutaminasi (Ac anti-tTg), anti-endomisio (EMA), e di una biopsia intestinale endoscopica, grazie al prelievo di tessuto dal duodeno e alla successiva analisi tramite esame istologico per valutare le lesioni ed il livello di atrofia dei villi intestinali.
La sola terapia efficace per i celiaci è una dieta priva di glutine, da seguire con attenzione per tutta la vita. La corretta adesione alla dieta senza glutine consente la risoluzione dei sintomi nella quasi totalità dei soggetti affetti.

TORNA SU ▲

 

SINDROME DELL’INTESTINO IRRITABILE
La sindrome dell’intestino irritabile, che una volta veniva definita “colite spastica” o “colon irritabile”, si presenta tipicamente con un fastidio o dolore addominale cronico, ossia comparso da almeno sei mesi e che è associato all’atto evacuativo; l’intestino può essere stitico, diarroico oppure di tipo misto, ossia con alternanza fra stipsi e diarrea. Spesso i pazienti sperimentano una riduzione della qualità della vita, e circa il 60% di essi lamenta anche debolezza ed affaticamento.

L’andamento è cronico con carattere fluttuante e nel corso degli anni le riacutizzazioni dei sintomi coincidono con eventi stressanti, sia di tipo fisico (es. interventi chirurgici, infezioni virali o batteriche), che di tipo psichico (es. stress, separazioni, lutti). Le donne ne sono interessate in misura doppia rispetto agli uomini.

 

RISCHI
I pazienti con sindrome del colon irritabile post-infettiva dimostrano un aumento, nella mucosa, del numero delle colonie di linfociti e delle cellule enteroendocrine (cellule deputate alla produzione di sostanze, quali per esempio la serotonina, che agiscono sulla motilità, la vascolarizzazione e la risposta immunitaria propria del colon).

La presenza a lungo termine del colon irritabile può essere motivo di emorroidi, malnutrizione dovuta all’eliminazione dalla dieta di alcuni cibi responsabili dei sintomi (dolori addominali, ecc) e ridotta qualità della vita a causa dei disturbi periodici.

 

ANDARE DALLA GASTROENTEROLOGA
Il colon irritabile è spesso causa di una sintomatologia che “va e viene”; in altre parole, la condizione intervalla periodi in cui i sintomi sono evidenti ed eclatanti, a periodi in cui le manifestazioni cliniche sono quasi o del tutto assenti (tanto da far pensare a una guarigione spontanea).
Dal punto di vista sintomatologico, ogni paziente con sindrome dell’intestino irritabile rappresenta un caso a sé stante: alcuni malati soffrono esclusivamente di dolore addominale e crampi addominali, altri lamentano tutti i sintomi tipici sopraccitati, altri ancora riportano dolore, crampi, meteorismo e l’alternanza diarrea-costipazione. Tutto ciò rende difficile la formulazione di un quadro sintomatologico tipico e l’identificazione della condizione in ambito diagnostico.

Non disponendo di un test specifico per l’individuazione del colon irritabile, la comunità medico-scientifica ha pensato di definire, in occasione di dibattiti e congressi sull’argomento, una serie di criteri diagnostici da utilizzare come termine di paragone con quanto emerso dall’esame obiettivo e soprattutto dall’anamnesi. Detto altrimenti, i medici hanno stilato un elenco preciso dei sintomi che dovrebbe presentare un individuo, per essere considerato malato di sindrome del colon irritabile.

TORNA SU ▲

 

MALATTIE INFIAMMATORIE CRONICHE INTESTINALI
Le malattie infiammatorie croniche intestinali (in inglese “IBD”, inflammatory bowel disease), comprendono la malattia di Crohn e la rettocolite ulcerosa. Si calcola che in Italia circa 200.000 persone siano oggi affette da queste patologie. Negli ultimi 10 anni la diagnosi di nuovi casi e il numero di ammalati sono aumentati di circa 20 volte.
L’ ipotesi patogenetica prevalente è quella di una reazione immunologica abnorme da parte dell’intestino nei confronti di antigeni (per esempio batteri normalmente presenti nell’intestino). Questo squilibrio immunologico può instaurarsi per un’alterata interazione tra fattori genetici propri dell’individuo e fattori ambientali.
Sia la Malattia di Crohn che la colite ulcerosa sono malattie ad andamento cronico o ricorrente, che si presentano con periodi di latenza alternati a fasi di riacutizzazione.
I sintomi delle due patologie sono diversi:
– per la Malattia di Crohn la diarrea e il dolore addominale, soprattutto localizzato nella parte inferiore destra dell’addome (corrispondente all’ultima ansa ileale, la sede più frequente di malattia) sono i sintomi iniziali più frequenti.
– la rettocolite ulcerosa invece si presenta quasi sempre con diarrea ematica (contenente sangue rosso vivo e muco commisti a feci), evacuazioni di solo sangue (fino a più di 6 evacuazioni al giorno nei casi più severi) associati talvolta anche a “tenesmo” (sensazione di incompleta evacuazione), urgenza evacuativa e talvolta ad anemia.

 

RISCHI
Entrambe le malattie possono avere periodi di latenza alternati a fasi di riaccensione dell’infiammazione. Quando l’infiammazione intestinale si riacutizza compaiono anche sintomi costituzionali quali febbre, dimagramento, profonda stanchezza, inappetenza. Nel tempo la Malattia di Crohn può complicarsi con la formazione di stenosi (restringimenti del lume del tratto di intestino colpito fino all’occlusione intestinale), fistole (comunicazioni tra intestino e cute, o fra organi addominali) o ascessi. Queste complicanze possono richiedere un intervento chirurgico.
Le complicanze tipiche della rettocolite ulcerosa sono invece il megacolon tossico (quadro acuto di dilatazione del colon che necessita di intervento chirurgico), lo sviluppo di cancro sulla mucosa infiammata del colon.
In alcuni casi possono essere presenti manifestazioni extra-intestinali come patologie articolari, oculari, cutanee, epatiche, ecc.

 

ANDARE DALLA GASTROENTEROLOGA
Le IBD sono malattie che necessitano di terapia di tipo medico, di stretta sorveglianza clinica e di un appropriato regime terapeutico. La terapia medica ha lo scopo di indurre la remissione clinica della malattia e di mantenere i pazienti liberi da riacutizzazioni della patologia.
Attualmente non esiste un protocollo terapeutico standardizzato ed universalmente efficace; nelle fasi acute generalmente vengono impiegati i più potenti farmaci antinfiammatori esistenti in terapia, i cortisonici, che devono però essere assunti soltanto per brevi periodi di tempo. Nelle fasi di remissione, in alternativa od in associazione ad essi, possono essere impiegati anche amminosalicilati, farmaci immunosoppressori o anticorpi anti-TNF alfa (una molecola prodotta dalle cellule immunitarie). Nei casi più gravi può rendersi necessario l’intervento chirurgico, a volte con effetto terapeutico risolutivo.

TORNA SU ▲

 

STIPSI CRONICA
Il termine “stipsi” deriva dal greco styphein (stretto) ed indica una difficoltà nell’espletamento della funzione intestinale che può impattare notevolmente sulla qualità di vita. È una problematica molto frequente che interessa circa il 15% della popolazione. Interessa maggiormente i soggetti di sesso femminile ed aumenta con l’avanzare dell’età.
La stipsi transitoria è frequente durante la gravidanza, nei cambi di luogo ed abitudini alimentari (es. viaggi), in persone sedentarie che non si idratano in maniera sufficiente, nel periodo che segue interventi chirurgici e dopo l’utilizzo di antibiotici.
La stipsi cronica invece può essere causata da vere e proprie disfunzioni motorie intestinali e/o anorettali, oppure da patologie come la diverticolosi, le malattia infiammatorie croniche intestinali, il tumore del colon-retto.

 

RISCHI
La stipsi può ridurre notevolmente la qualità di vita delle persone. Le feci dure ed i continui sforzi inoltre possono provocare irritazioni e prolasso delle emorroidi.
La complicanza più temibile della stipsi è l’occlusione intestinale dovuta alla presenza del cosiddetto “fecaloma” che è un accumulo di feci che si può fermare in qualsiasi tratto del colon che, se non adeguatamente trattato, può portare (in rari casi) ad ischemia rettale (ovvero mancanza di apporto sanguigno).
Episodi sub occlusivi e occlusivi possono complicare la storia clinica del paziente, specialmente nei pazienti anziani, ma non vanno dimenticate le possibili conseguenze di un uso incongruo di lassativi, fino alla produzione di squilibri elettrolitici.
La stipsi cronica si presenta come una patologia relativamente frequente e la sua forma cronica risulta particolarmente difficile nella gestione a causa dell’impossibilità di un utilizzo protratto dei comuni lassativi.

 

ANDARE DALLA GASTROENTEROLOGA
Una stipsi cronica non trattata può portare all’aggravarsi di problemi anche molto seri, quali ad esempio emorroidi, fecalomi (accumuli consistenti di feci che difficilmente vengono rimosse) e ritenzione fecale.
L’approccio con il paziente con stipsi si basa inizialmente su un’anamnesi accurata e l’esame clinico. Le procedure diagnostiche utilizzate sono volte ad identificare la causa organica o funzionale della stipsi e saranno scelte dalla Dott.ssa Serrau sulla base dei sintomi della paziente e sui dati rilevati clinicamente.
La disponibilità di nuovi farmaci, che agiscono selettivamente sulla motilità intestinale, possono oggi offrire una valida alternativa terapeutica.

TORNA SU ▲

 

La gastroenterologia

La Gastroenterologia è quella branca specialistica delle medicina interna che si occupa delle patologie che coinvolgono il tratto digestivo superiore, inferiore ed organi associati (pancreas, cistifellea ecc.). Patologie che vanno da disturbi “organici” quali celiachia, malattia da reflusso gastro-esofageo, malattie infiammatorie croniche intestinali ai cosiddetti disturbi “funzionali” quali, sindrome dell’intestino irritabile, dispepsia funzionale, ecc.
Stili di vita scorretti, predisposizione genetica e fattori ambientali possono concorrere allo sviluppo di tali patologie.

 

Quando e perché andare dal gastroenterologo?

Sintomi quali nausea, digestione lenta, bruciore di stomaco o retro-sternale, rigurgiti acidi, distensione addominale, meteorismo, spesso dopo il pasto, oppure diarrea cronica, talvolta alternata a periodi di stipsi, sono i sintomi/segni che più spesso indicano la presenza di una patologia gastroenterologica sottostante.
La malattia da reflusso gastro-esofageo, che può colpire fino al 20% della popolazione adulta nel mondo occidentale, spesso rende difficoltosa la vita quotidiana, e rende spiacevole al paziente il momento il pasto e disturba frequentemente le ore notturne, poiché spesso da segno di sé con la posizione supina a letto. Altre patologie come la celiachia, o malassorbimento al glutine, di sempre più frequente riscontro nella popolazione sarda per fattori genetici di predisposizione, si manifesta talvolta nella fase adolescenziale comportando deficit di crescita o più spesso nell’età adulta dove si dà segno clinico di sé o con semplice meteorismo o con anemia. Patologie di tipo funzionale, come la sindrome dell’intestino irritabile, affliggono spesso il sesso femminile giovane-adulto e sono accompagnate da dolore addominale ricorrente ed alterazioni delle regolari abitudini intestinali (diarrea, stipsi o spesso entrambe), abbassando la qualità di vita di chi ne soffre.
Lo specialista gastroenterologo individua i sintomi e segni e cerca di avviare l’iter-diagnostico più adeguato al quadro clinico.