Il più Intimo

La Nutrizionista al Centro D

Dott.ssa Claudia Mureddu

DIETA PERSONALIZZATA

IL TUO PIANO ALIMENTARE

PER CAMBIARE IL TUO STILE DI VITA

– IL PIU’ INTIMO –

 

10 ELEMENTI FONDAMENTALI

INCLUSI NEL COSTO DELLA PRIMA VISITA

1 – Anamnesi personale e familiarità
2 – Diario alimentare e indagine del consumo calorico giornaliero
3 – Analisi degli alimenti graditi dalla paziente
4 – Studio dell’attività motoria e lavorativa
5 – Misurazione peso, altezza e circonferenze
6Plicometria e Bioimpedenziometria
7 – Calcolo massa grassa
8 – Impostazione elaborazione del piano alimentare
9 – Consegna post-visita del piano alimentare
10 – Supporto durante tutto il percorso nutrizionale

Dott.ssa Claudia Mureddu

Biologa Nutrizionista

Curriculum e bio

Laurea in Biologia sperimentale e applicata con indirizzo microbiologico presso l’Università di Cagliari. Successiva abilitazione alla professione di biologo conseguita presso l’ospedale Oncologico Businco di Cagliari. Master universitario di II livello in “Analisi Chimiche e Controllo di Qualità degli Alimenti” presso l’università La Sapienza di Roma, al termine del quale ha svolto un tirocinio all’Istituto superiore della Sanità nel dipartimento dei contaminanti chimici degli alimenti. Successivo Master in “Nutrizione Umana – Consulente Nutrizionale” conseguito a Roma presso l’ente di formazione Nutrifor. È inoltre docente di microbiologia degli alimenti, igiene degli alimenti, qualità e sicurezza alimentare presso la Regione Autonoma della Sardegna.

Tariffe

Prima visita completa + Bioimpedenziometria + Elaborazione piano alimentare
85 euro
Visita di controllo

60 euro

Bioimpendenziometria
40 euro
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Orari

Lunedì Cagliari
Viale Marconi 62 dalle 15.30 alle 20.00

Recensioni pazienti

(Fonte: miodottore.it)

Sono andata da claudia a maggio per iniziare un percorso dimagrante. Ho praticamente terminato con ottimi risultati che in così poco tempo non pensavo di raggiungere, trovando serietà, competenza e professionalità. Super consigliata

Susanna

Mi trovo benissimo, cordiale sincera e sempre disponibile…tutti gli appuntamenti sono sempre rispettati….

pisu664

È da ottobre che sono seguita da lei… E ho ottenuto ottimi risultati. Prima con la dieta ketogenica e poi con una dieta mediterranea. È sempre molto disponibile a chiarimenti o consigli. Sempre molto gentile, puntuale e discreta.

caterinasiddi78

Qualità ,cortesia,puntualità e professionalità ottima! La dottoressa Mureddu sempre pronta a trovare le giuste soluzioni per il proprio caso, cercando di venire incontro ad ogni mia esigenza. Sono molto soddisfatta del traguardo raggiunto.

Cristina Sedda

Cos’è la Plicometria? misurazione della massa grassa tramite plicometro anche detta misurazione della percentuale di grasso corporeo (immagine 1).

Cos’è la Bioimpedenziometria? il bioimpedenziometro nasce come strumento per misurare i fluidi corporei (immagine 2).

La Plicometria, che si basa sull’utilizzo di un plicometro attraverso cui viene estrapolata la percentuale di massa grassa del soggetto, presenta un limite molto significativo: dà per scontato che il soggetto sia ben idratato, ossia che abbia una percentuale di acqua corporea totale del 60%. In caso contrario tutti i valori che escono dall’esame non sono attendibili! Questo cosa vuol dire, in pratica, che se non conosciamo a priori la condizione di idratazione del cliente, rischiamo di fare dei grossolani errori di valutazione poiché, se  per caso il soggetto fosse disidratato (ma non lo sappiamo), tutti i valori della plicometria risulterebbero poco attendibili.
Per conoscere lo stato di idratazione della persona occorre utilizzare uno strumento che “misuri” l’acqua corporea.

Tra le varie possibilità la Bioimpedenziometria risulta per la Dott.ssa Mureddu sicuramente la metodica più facile da utilizzare e meno invasiva.
Questo strumento in pochi minuti dà la possibilità alla dottoressa di conoscere, oltre che lo stato di idratazione, una serie di valori fondamentali per poter poi proporre un corretto allenamento e un’alimentazione appropriata, sia dal punto di vista qualitativo che dal punto di vista quantitativo.

 

INSULINO RESISTENZA
Si parla di insulino-resistenza quando le cellule dell’organismo diminuiscono la propria sensibilità all’azione dell’insulina; ne consegue che il rilascio dell’ormone, in dosi note, produce un effetto biologico inferiore rispetto a quanto previsto, con aumento della escrezione di insulina e possibile esaurimento pancreatico.

L’insulina è un ormone essenziale per il metabolismo del glucosio, in particolare per il suo utilizzo da parte del muscolo scheletrico e del tessuto adiposo, ma non solo: partecipa anche al metabolismo delle proteine e dei lipidi, al fine di permettere un corretto utilizzo dei substrati energetici.

 

RISCHI
Oltre all’immancabile componente ereditaria, nella maggior parte dei casi l’insulino-resistenza interessa soggetti colpiti da malattie e condizioni come ipertensione, obesità (in particolare quella androide od addominale), gravidanza, steatosi epatica, sindrome metabolica, uso di steroidi anabolizzanti, aterosclerosi, sindrome dell’ovaio policistico, iperandrogenismo e dislipidemia.

La corretta diagnosi in casi di insulino resistenza e il suo trattamento può prevenire il diabete di tipo 2 e la sindrome metabolica, prevenendo a sua volta le malattie cardiovascolari come infarto e ictus, cause principali di morte nei paesi industrializzati.

 

ANDARE DALLA NUTRIZIONISTA
Il trattamento più efficace per l’insulino-resistenza è dato dalla pratica di regolare attività fisica, associata al dimagrimento e all’adozione di una dieta basata sulla moderazione calorica e sul consumo di alimenti a basso indice glicemico e ricca di fibre. Utili anche i presidi in grado di ridurre o rallentare l’assorbimento intestinale degli zuccheri (acarbosio ed integratori di fibra come il glucomannano e lo psillio). Alcuni farmaci utilizzati nella cura del diabete, come la metformina, si sono dimostrati efficaci anche nel trattamento dell’insulino-resistenza; tuttavia è molto importante intervenire prima di tutto sulla dieta e sul livello di attività fisica, come ricorda la Dott.ssa Mureddu, ricorrendo alla terapia farmacologica solo quando le modifiche dello stile di vita non sono sufficienti.

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PCOS (SINDROME OVAIO POLICISTICO)
E’ probabilmente il disordine endocrino più frequente nella popolazione femminile e la causa principale di alterazioni del ciclo mestruale e di sterilità anovulatoria. La PCOS è caratterizzata dall’associazione di più segni o sintomi che comprende iperandrogenismo, un particolare quadro morfologico delle ovaie, alterazioni delle gonadotropine, alterazioni del metabolismo dell’insulina. Le donne che giungono all’attenzione della Dott.ssa Mureddu con disturbi da iperandrogenismo lamentano, in maniera più o meno marcata, la presenza di acne, seborrea, cute grassa, irsutismo e spesso anche irregolarità mestruali.

 

RISCHI
Le donne con sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) possono presentare gradi diversi di insulino-resistenza (IR) fino al diabete clinico,dislipidemia mista con VLDL (very low density lipids) elevati, HDL (high density lipids) bassi e trigliceridi alti, ed inoltre obesità nel 50% dei casi, con tipica distribuzione di tipo androide. Queste caratteristiche rendono le donne con PCOS ad aumentato rischio di sindrome metabolica.
Questa sindrome, è caratterizzata dall’aggregazione nella stessa paziente di vari disordini metabolici, ciascuno dei quali noto fattore di rischio cardiovascolare. La sindrome metabolica è una situazione predisponente e predittiva di aterosclerosi e in particolare di malattia coronarica.

 

ANDARE DALLA NUTRIZIONISTA
L’indice glicemico misura la capacità di un certo zucchero di alzare la glicemia dopo il pasto rispetto ad uno zucchero di riferimento (il glucosio puro). L’importanza dell’identificazione di questo indicatore si è accresciuta nel tempo a fronte delle numerose evidenze scientifiche che mostrano come una scelta alimentare che ne tenga conto sia coinvolta nella prevenzione e nel trattamento
di varie condizioni patologiche, come appunto la PCOS. Oltre l’indice glicemico (che misura la qualità) si tiene conto del carico glicemico che, tenendo conto dell’indice glicemico, misura la “quantità” di carboidrati dell’alimento.
Come mangiare a basso indice glicemico? Per stabilire la dieta corretta è fondamentale non improvvisare e rivolgersi alla Dott.ssa Mureddu.

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DIABETE
Il diabete racchiude sotto il suo nome tutta una serie di patologie, anche molto diverse tra loro per cause e terapie, accomunate dall’aumento del glucosio nel sangue.
È una patologia molto diffusa e generalmente viene distinta in 5 gruppi principali:
diabete di tipo 1: insulino-dipendente, in genere dovuto a un malfunzionamento del sistema immunitario, il quale, riconoscendo come estranee le cellule beta pancreatiche, le aggredisce e le distrugge;
diabete di tipo 2: è il più frequente ed è dato sia da un deficit di secrezione dell’insulina (da parte delle cellule beta pancreatiche) sia da resistenza dei tessuti dell’organismo all’azione dell’insulina (condizione, questa, nota come insulino-resistenza);
diabete gestazionale: in genere è un fenomeno transitorio, ma può predisporre al diabete tipo 2 e a problematiche metaboliche madre e nascituro;
diabete monogenico (es MODY, dovuto a mutazioni di singoli geni)
– diabete secondario ad altra patologia (es. patologie del pancreas) o a farmaci (es. cortisone).

 

RISCHI
Possiamo avere sia complicanze acute che croniche.
Le complicanze acute sono la chetoacidosi diabetica (che può evolvere a coma chetoacidosico), il coma iperosmolare non chetosico (o semplicemente coma iperosmolare) e l’ipoglicemia. Hanno un esordio rapido e possono mettere il paziente in pericolo di vita, per cui devono essere trattate tempestivamente. Tra le complicanze acute possono rientrare anche le infezioni, a cui il paziente diabetico è più predisposto, che possono scatenare i quadri di coma iperglicemico o peggiorarlo.
Le complicanze croniche sono le conseguenze tardive del diabete mellito, derivanti dalla persistenza delle alterazioni metaboliche provocate dalla malattia. L’iperglicemia può determinare danni a carico di vari organi e tessuti, in particolare a livello oculare, renale, cardiocircolatorio e del sistema nervoso.

 

ANDARE DALLA NUTRIZIONISTA
Il cosiddetto diabete alimentare (di tipo II) può essere evitato e addirittura guarito con una corretta alimentazione.
La dieta ottimale per i diabetici serve soprattutto a mantenere sotto controllo il livello di zucchero e di insulina nel sangue, pur garantendo l’assunzione di tutti i nutrienti necessari alla salute.
La dieta ideale per il diabete non è affatto complessa o restrittiva.
La persona con diabete necessita, infatti, di un apporto calorico giornaliero uguale ai soggetti non diabetici, in rapporto a costituzione fisica, sesso, età, statura e attività lavorativa, con l’ obiettivo di raggiungere e  mantenere il peso corporeo ideale.

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OBESITA’
L’obesità è una condizione morbosa caratterizzata da un eccesso di massa adiposa rispetto alla massa magra, in base ai limiti ritenuti normali per età, sesso e statura.
In linea generale si parla di obesità quando:
– il peso corporeo supera il peso ideale di una quantità pari almeno al 20%;
oppure quando:
– l’indice di massa corporea (I.M.C) è superiore a 30.

Per parlare di obesità non è quindi sufficiente constatare un’importante sovrappeso ma occorre valutare anche la percentuale di massa grassa. Per esempio, a parità di altezza, sesso, età e peso, un longilineo sedentario potrebbe risultare obeso mentre la sua controparte brevilinea e sportiva potrebbe avere una massa adiposa nella norma. In quest’ultimo caso non si può parlare di obesità poiché l’eccesso ponderale è dovuto soprattutto alla maggiore massa ossea e muscolare.

 

RISCHI
Obesità e sovrappeso sono condizioni associate a morte prematura e ormai universalmente riconosciute come fattori di rischio per le principali malattie croniche: malattie cardiovascolari, ictus, diabete, alcuni tumori (endometriale, colon-rettale, renale, della colecisti e della mammella in post-menopausa), malattie della colecisti, osteoartriti. Altri problemi di salute associati a un eccesso di peso corporeo sono: ipertensione, ipercolesterolemia, apnea notturna e problemi respiratori, asma, aumento del rischio chirurgico, complicanze in gravidanza, irsutismo e irregolarità mestruali.

Un problema particolarmente grave è quello dell’insorgenza dell’obesità tra bambini e adolescenti, esposti fin dall’età infantile a difficoltà respiratorie, problemi articolari, mobilità ridotta, ma anche disturbi dell’apparato digerente e di carattere psicologico. Inoltre, chi è obeso in età infantile lo è spesso anche da adulto: aumenta quindi il rischio di sviluppare precocemente fattori di rischio di natura cardiovascolare (ipertensione, malattie coronariche, tendenza all’infarto) e condizioni di alterato metabolismo, come il diabete di tipo 2 o l’ipercolesterolemia.

 

ANDARE DALLA NUTRIZIONISTA
La dieta per l’obesità è un regime alimentare che favorisce la riduzione del peso e il ripristino dell’omeostasi metabolica ma che, in tutti i sensi, non incide negativamente sullo stato di salute dell’obeso.
La dieta per l’obesità deve risultare anzitutto educativa, ciò significa che, al termine della terapia, il soggetto dovrà sapere come mangiare per conservare la forma fisica raggiunta. La dieta per l’obesità si fonda su alcuni principi etici e metodologici; in alcuni casi deve essere elaborata a seconda del soggetto ed in particolar modo evitando la dieta “fai da te”.

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IPERCOLESTEROLEMIA
L’eccessiva concentrazione di colesterolo nel sangue non è una vera e propria malattia, bensì un disordine metabolico che a sua volta può divenire causa di svariati processi morbosi, in particolare di patologie cardiovascolari.
Nella stragrande maggioranza dei casi, l’ipercolesterolemia non dà alcun sintomo evidente; tuttavia, quando perdura per svariati anni, favorisce la formazione di depositi collosi (chiamati placche) sulle pareti interne delle arterie.

 

RISCHI
Tali placche possono diminuire il flusso ematico fino ad interromperlo, privando organi importanti come il cuore ed il cervello di un adeguato apporto di ossigeno e nutrienti. Concreto anche il rischio che il vaso sanguigno colpito vada incontro a rottura o che la placca aterosclerotica si rompa e subisca un processo coagulativo, con formazione di un trombo spesso causa di infarto cardiaco improvviso od ictus.
Abbiamo visto che l’ipercolesterolemia è un importante fattore di rischio per le malattie cardiovascolari, in particolare per l’aterosclerosi (formazione di placche nelle arterie di grosso calibro) e le patologie ad essa associate, come anche l’angina pectoris.
Appare quindi evidente la necessità di mantenere la colesterolemia a livelli quanto più possibile adeguati.

 

ANDARE DALLA NUTRIZIONISTA
La maggior parte del colesterolo umano è di derivazione endogena. L’apporto di colesterolo esogeno influenza in modo marginale la colesterolemia quando l’alimentazione sia normocalorica e i grassi saturi vengano contenuti entro la percentuale prevista dalle raccomandazioni internazionali. La restrizione alimentare è d’obbligo ma in genere non riduce più del 15-20% la colesterolemia e non deve escludere, ma solo diminuire, la frequenza e le porzioni dei cibi più ricchi di colesterolo.
Alla luce di queste considerazioni, la decisione di intraprendere un trattamento atto a riportare nella norma la colesterolemia, non è dettata dal superamento di un particolare valore limite, ma dalla valutazione complessiva del rischio cardiovascolare del singolo individuo.

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STEATOSI EPATICA
E’ una vera e propria degenerazione del fegato, causata dall’accumulo di trigliceridi negli epatociti.
In genere, la steatosi epatica è reversibile grazie alla dieta e alla terapia farmacologica; tuttavia, in una percentuale del 5-10% dei casi può evolvere in cirrosi epatica, soprattutto nel caso in cui il soggetto faccia abuso di alcolici. L’alcool (etanolo) ha svariati effetti sul nostro organismo (ad esempio a livello del sistema nervoso centrale deprime i centri inibitori, mentre a livello gastrico ha un potente effetto infiammatorio), ma i peggiori sono quelli a livello epatico.

 

RISCHI
La sintomatologia della steatosi epatica è piuttosto eterogenea; in primis epatomegalia (ingrossamento del fegato), dolore in sede dell’ipocondrio destro (a destra, sotto le coste), ittero (pigmentazione giallastra della pelle e degli occhi – in stato avanzato) ed infine splenomegalia (ingrossamento della milza).
Dal punto di vista ematico si possono manifestare l’incremento delle transaminasi (enzimi-marker specifici di danno cellulare epatico) e del tempo di protrombina (velocità di coagulazione del sangue influenzata dalle proteine sintetizzate dal fegato; maggior tempo di protrombina = peggior funzionalità del fegato).

 

ANDARE DALLA NUTRIZIONISTA
Un fegato francamente grasso costituisce una degenerazione importante, grave e allarmante. E’ assolutamente indispensabile che chi presenta fattori di rischio quali obesità, patologie metaboliche, familiarità, alcolismo o abuso alcolico, sedentarietà e fattori secondari (come l’abuso farmacologico o di doping o di sostanze nervine) , faccia attenzione alla sintomatologia dolorosa che spesso si manifesta precocemente con la sensazione di indolenzimento o gonfiore.
Le complicazioni della steatosi epatica sono principalmente legate alla morte cellulare, quindi al quadro clinico detto cirrosi. La cirrosi, per definizione, rappresenta il “punto di non ritorno”, ovvero la soglia di irreversibilità da non oltrepassare. Tuttavia, anche in questa circostanza esistono vari livelli di gravità e, nei casi più blandi, è possibile assistere all’inversione del processo degenerativo.

La dieta per la remissione della steatosi epatica agisce direttamente sulla rimozione delle cause scatenanti; pertanto, è fondamentale seguire alcune regole di igiene alimentare come terapia nutrizionale e affidarsi all’esperienza della Dott.ssa Mureddu.

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PROBLEMI ALLA TIROIDE
I problemi e le malattie alla tiroide sono in netto aumento negli ultimi anni e disegnano ormai una mappa ben precisa dell’influenza che la vita moderna, con i suoi inquinanti ambientali, il suo ritmo stressante e la sua alimentazione povera di nutrienti, ha imposto alle società industrializzate.
Un aiuto consistente in questi casi viene però dallo scegliere una dieta che favorisca la ripresa della normale funzionalità di questa importante ghiandola, sia nel caso che tale attività sia carente, sia che, al contrario, risulti eccessiva.
La tiroide per funzionare bene ha bisogno innanzitutto di un’adeguata quantità di proteine, per cui queste non devono mai mancare nella dieta, e piuttosto si riducano i carboidrati.

 

RISCHI
I problemi alla tiroide possono trasformarsi in patologie complesse e da trattare farmacologicamente e/o chirurgicamente, se sottovalutati. Per conoscere le tipologie più frequenti di disturbi alla tiroide, suggeriamo di visionare il profilo della Dott.ssa Pani, l’endocrinologa del CentroD.
Ipotiroidismo, ipertiroidismo, noduli tiroidei, iperparatiroidismo ed altre patologie endocrine devono essere accompagnate da una dieta che concorra a migliorare la situazione, appunto, di una tiroide affaticata o ammalata.

ANDARE DALLA NUTRIZIONISTA
In alcune situazioni, è infatti necessario elaborare una dieta ottimale per correggere alcune disfunzioni, andando di pari passo con la terapia medica. Invece in altri casi non è necessario seguire un regime dietetico specifico, ma semplicemente alcuni consigli. I cibi che contengono iodio e l’utilizzo del sale iodato (iodoprofilassi) aiutano a prevenire il gozzo, cioè l’ingrandimento volumetrico della tiroide. Negli anni, il gozzo può progredire portando il soggetto all’ipotiroidismo, ed è particolarmente diffuso in alcune aree definite “a carenza iodica”
Ognuno ha una storia a sé ed è bene che si rivolga alla nutrizionista di fiducia, la Dott.ssa Mureddu, se vuole elaborare un piano dietetico adeguato alle proprie esigenze.

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IPERTENSIONE
L’ipertensione, o ipertensione arteriosa, è una condizione patologica caratterizzata dalla presenza costante (non occasionale) di livelli pressori a riposo superiori alla normalità.
In altre parole, l’ipertensione è uno stato in cui la pressione arteriosa a riposo è costantemente superiore alla norma.
In termini numerici, una persona soffre di ipertensione (cioè è ipertesa), quando:
– la pressione arteriosa minima (o pressione diastolica) supera “costantemente” il valore di 90 mm/Hg e
– la pressione arteriosa massima (o pressione sistolica) supera “costantemente” il valore di 140 mm/Hg.

Nel gergo comune, l’ipertensione è quella condizione definita con il termine “pressione alta”.

 

RISCHI
Una pressione troppo alta sottopone i vasi sanguigni a uno stress eccessivo. Infatti, ogni volta che batte, il cuore pompa nelle arterie sangue che preme contro la loro parete e, tanto più la pressione è elevata, tanto maggiore è la forza esercitata su di essa. Ma non è tutto. Quando la pressione è alta il cuore deve lavorare più duramente per poter pompare il sangue in tutto l’organismo. In questa situazione, i rischi per la salute non mancano.
Primo fra tutti, la pressione alta mette in pericolo il cuore. Infatti, se non viene tenuta adeguatamente sotto controllo, l’ipertensione può portare a infarto, ingrossamento del muscolo cardiaco (ipertrofia) o scompenso cardiaco. Quest’ultima condizione, nota anche come insufficienza cardiaca, si viene a creare quando il cuore non è in grado di provvedere alla richieste dell’organismo.

 

ANDARE DALLA NUTRIZIONISTA
Ad oggi in tutto il mondo l’ipertensione è la più importante causa di malattie cardiache ed ictus prevenibile. Per questo la Dott.ssa Mureddu consiglia di tenerla regolarmente monitorata e di seguire uno stile di vita adatto a mantenerla sotto controllo. Non bisogna, inoltre, mai dimenticare che le conseguenze della pressione alta sulla salute possono sommarsi ad altri fattori associati ad un aumento della probabilità di infarti, ictus e insufficienza renale.
Il trattamento dietetico dell’ipertensione non deve concentrarsi unicamente sulla riduzione del consumo di sodio, come ben si sa, ma riequilibrare il suo rapporto con il potassio e limitare gli eccessi, soprattutto per quanto riguarda il consumo di lipidi, alcol e cibi ipercalorici.
Il quadro preventivo terapeutico e comportamentale, come già spiegato, viene completato da un’adeguata attività fisica di tipo aerobico.

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ENDOMETRIOSI
L’Endometriosi è una malattia determinata dall’accumulo anomalo di cellule endometriali fuori dall’utero. Solitamente le cellule endometriali dovrebbero trovarsi all’interno di esso. Questa anomalia determina nel corpo infiammazione cronica dannosa per l’apparato femminile, che si manifesta tramite forti dolori e sofferenze intestinali.
I principali sintomi dell’endometriosi sono caratterizzati da dolori molto intensi durante il periodo mestruale e premestruale e nel periodo dell’ovulazione, insieme a dolori pelvici cronici, dolore nei rapporti sessuali, stanchezza fisica cronica. In una bassa percentuale dei casi l’endometriosi può essere asintomatica.

 

RISCHI
Circa una volta al mese, nelle donne con cicli mestruali, l’endometrio ectopico si sfalda sotto l’influsso degli ormoni del ciclo mestruale, provocando delle lesioni più o meno sanguinolente.
Diversamente però da quanto accade con il sangue delle mestruazioni, il sangue proveniente dalle lesioni sull’endometrio ectopico non ha la possibilità di uscire; pertanto, tende ad accumularsi, infiammando le aree limitrofe e determinando talvolta delle cisti.
Inoltre, quando l’endometriosi interessa l’interno della pelvi, le lesioni che ne scaturiscono possono indurre la formazione di aderenze tra i vari organi pelvici.
L’endometriosi da sola non comporta necessariamente sterilità. Nonostante ciò è presente nel 30% delle pazienti affette dalla malattia.

 

ANDARE DALLA NUTRIZIONISTA
Quando si parla di dieta per l’endometriosi significa scegliere un regime alimentare che contribuirà in maniera determinante alla riduzione dei dolori e dell’infiammazione. L’obiettivo del piano dietetico è quello di migliorare la risposta insulinica e la sintomatologia globale dell’endometriosi.
E’ noto che un aumentato consumo di fibre nella dieta aiuta la digestione ed il buon funzionamento dell’intestino. L’aumentato consumo di fibre determina una riduzione degli estrogeni circolanti nel sangue con un minore impatto sui tessuti estrogeno dipendenti.
Alcuni alimenti sono particolarmente raccomandati, altri invece sono sconsigliati poiché contengono sostanze estrogeno-simili che possono aumentare la diffusione delle cellule endometriali, oppure ne peggiorano i sintomi, determinando uno stato pro-infiammatorio latente.

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La nutrizione

La nutrizione è la scienza che abbraccia sia la medicina che la biochimica e ha lo scopo di studiare i processi digestivi e metabolici nell’essere umano. Il benessere del nostro fisico, infatti, dipende molto da quello di cui ci nutriamo, per questo motivo la nutrizione spesso è anche sinonimo di prevenzione. Una corretta alimentazione, equilibrata e bilanciata, insieme a un’attività fisica adeguata, aiuta l’organismo umano a prevenire diverse patologie come le malattie cardiovascolari, i tumori, l’obesità, l’ipertensione, l’osteoporosi, le allergie alimentari e le malattie legate a carenze di alcuni nutrienti fondamentali.
Per questo è importante sapere come fare a migliorare il proprio stile di vita a partire da un’alimentazione sana, gustosa e appropriata rispetto ai bisogni di ciascuno.

 

Quando e perché andare dal nutrizionista?

Dieta mediterranea, dieta detox e dieta del riso, dieta dimagrante e chetogenica. Quante ne avete sentito nominare nella vostra vita senza riuscire a cavarne mai piede? E quante volte avete cercato in rete un esempio di menù semplice e veloce per riuscire a organizzarvi per la dieta in vista dell’estate? Questo accade perché molte persone associano la parola dieta al concetto di “restrizione calorica” senza sapere che non c’è niente di più sbagliato! La parola dieta, infatti, deriva dal greco diaita e significa “stile di vita”, ed è questo il significato al quale il biologo nutrizionista si riferisce quando vi parla di dieta.
Le donne, ad esempio, prese dalla routine quotidiana e dalla mancanza di tempo, tendono a fare pasti veloci, disordinati, carenti e ipercalorici. Rivolgersi al nutrizionista per intraprendere un percorso di rieducazione alimentare le può aiutare non solo a dimagrire o a recuperare peso, ma anche a migliorare la propria vita quotidiana. Chi mangia in modo disordinato, infatti, tende a sperimentare sul proprio fisico una serie di sintomi quali svogliatezza, stress, insonnia, senso di malessere e gonfiore.
Trovare il giusto equilibrio alimentare e stare bene con se stesse indipendentemente dal peso, è questa la base della nutrizione e del benessere fisico e mentale.